Fare e Disfare. Una nota di colore nei giorni d’autunno
Educazione… ma che cos’è?
Potrei rispondere con le parole dei saggi, con le parole dei pedagogisti… Io, chiedendovi scusa, risponderò con parole mie. Educazione potrebbe semplicemente significare: abitudine a… osservare, riflettere, discutere, ascoltare, capire […]. Detto più semplicemente, prendere l’abitudine a pensare.
A. Manzi
Come potrei non essere soddisfatto di aver partecipato al convegno “Fare e Disfare – l’eredità pedagogica di Alberto Manzi”?
Sono stato estremamente orgoglioso di aver partecipato, per tre motivi:
Primo perchè è un convegno di assoluto rilievo, molto ben strutturato, su 3 giorni e con contenuti veramente interessanti. Clicca per leggere il programma: fare_e_disfare_programma
Secondo perchè ho partecipato in qualità di esperto di stop-motion per un gruppo di insegnanti molto motivato.
Terzo perchè ho avuto il piacere di preparare il laboratorio a quattro mani con Benedetta Frezzotti guru nel campo.
Mi piace insegnare perchè si impara molto e con i maestri e professori presenti lo scambio di impressioni è stato molto importante. Come importante è stato vedere l’interesse che sono riuscito a stimolargli.
Quindi un sincero grazie a ZAFFIRIA CENTRO PER L’EDUCAZIONE AI MEDIA, grazie a Benedetta e a tutti i partecipanti ovviamente!!
Dalla presentazione ufficiale:
L’indimenticabile maestro di Non è mai troppo tardi e di Orzowei ci propone un “ritorno alle cose stesse, per rigenerare la relazione esperienza-pensiero-linguaggio; un fare scuola che non segue i dettami della “scolastica”, ma della pedagogia attiva” (R. Farné).
Alberto Manzi è stata una persona curiosa, attenta osservatrice delle potenzialità del suo tempo, capace di rimanere in ascolto, mettersi in dialogo, farsi domande e fare ricerca. A vent’anni dalla sua morte proponiamo un convegno che sia un fare e un pensare, un momento di riflessione e azione capace di nutrire la curiosità, attivare sguardi diversi, mettere in dialogo voci, storie, persone, progetti. Per farsi buone domande.
Anche la struttura del convegno rispecchia un desiderio di Manzi: quando il maestro commentava i Comitati di saggi spesso istituiti dalle varie istituzioni, aveva sempre una perplessità: quante di quelle persone fanno veramente scuola, tutti i giorni?
Abbiamo chiesto ad alcuni insegnanti di prendere la parola, insieme ad esperti di diverse discipline.
Le domande che ci poniamo a Bologna prendono spunto da quello che Manzi considerava importante: la scuola doveva dare ad ogni bambino e bambina il gusto di scoprire il mondo attraverso il fare, il pensare, l’immaginare, il creare e il disfare per diventare cittadini attenti ai diritti di ognuno.
Le discipline erano strumenti utili e necessari per capire e amare il mondo, per imparare a rispettare gli altri e se stessi. Manzi partiva dagli interessi dei bambini, dalle loro esperienze concrete, quotidiane, da ciò che sta sotto gli occhi (a volte non visto) per trasformarlo in scoperta e apprendimento.
Imparare a imparare, prendersi il gusto della curiosità, fare relazioni tra le cose, dare il meglio di sé da soli e in gruppo erano le regole della sua classe, senza banchi e a volte senza sedie: un foglio di carta da pacco diventava il palcoscenico per la matematica, il terrazzo il laboratorio di scienze. Ma non c’era né matematica né scienza: c’era l’urgenza di porsi domande scientifiche e matematiche sul mondo. Non c’era nemmeno la spiegazione, c’era la ricerca.
Manzi voleva che i suoi alunni e alunne fossero capaci di gestire l’imprevisto che certamente avrebbero incontrato: le cose che sapevano potevano essere dimenticate, ma come le avevano scoperte sarebbe sempre loro servito.
Appassionato di strumenti e materiali (dai libri gioco scritti da lui all’ultima tecnologia che amava portare in classe per “aprirla”, scoprendo cosa c’era dentro), dalla progettazione dello spazio dell’aula a quella del territorio (come Sindaco lavorò molto ad un parco archeologico ora a lui dedicato), Manzi continua a interrogarci per non smettere mai di essere insegnanti curiosi, competenti e innovatori.
Grazie e… alla prossima!